Nell’eterna lotta tra tasso fisso e tasso variabile, non c’è una forma tecnica migliore delle altre. Tuttavia, qualcosa possiamo fare per cercare di orientare la vostra scelta: chiarire di cosa si tratti, e indurvi dunque a comprendere cosa sia meglio fare.
Iniziamo dunque a ricordare che sulla base delle modalità di applicazione della forma tecnica di tasso di interesse, si distingue il mutuo a tasso di interesse fisso, in cui il tasso di interesse – come risulta essere facilmente intuibile – rimane certo e costante per tutta la vita del mutuo: in altri termini, chi sottoscrive un mutuo a tasso di interesse fisso può stare abbastanza tranquillo, perchè nel caso in cui i tassi salgano il suo costo del denaro rimane sempre lo stesso.
Dall’altra parte si può distinguere il mutuo a tasso variabile, in cui il tasso di interesse può variare a scadenze prestabilite a seconda delle variazioni di un parametro di riferimento (di norma, l’Euribor). Si tratta di un mutuo che è generalmente più conveniente nel momento della sottoscrizione del contratto di finanziamento, ma è da riservarsi solamente a chi può affrontare il pagamento di rate di importo maggiore, considerato che i tassi potrebbero salire.
Infine, possiamo distinguere altre forme, come ad esempio il tasso con cap, nell’ipotesi in cui al mutuo con tasso variabile venga fissato un tetto oltre il quale anche se i tassi rincarano la rata non può salire. Ci sono poi i mutui a tasso di interesse misto, in cui il tasso di interesse può passare da fisso a variabile (o viceversa) a scadenze fisse o a determinate condizioni. Infine, c’è il mutuo a tasso bilanciato, il cui tasso è suddiviso in una quota fissa e una variabile.